1925: nasce il Dopolavoro Ferroviario
Siamo ai primi anni del Novecento ed i processi di trasformazione della società assumono ritmi che erano sconosciuti nei secoli precedenti: la ferrovia, con i suoi convogli sbuffanti, le eleganti carrozze liberty e i duri sedili in legno della “terza classe”, è in prima linea nel processo di cambiamento imposto dal progresso.
Il regio decreto legge n. 1908 del 25 ottobre 1925 sancisce la nascita del Dopolavoro Ferroviario: il primo e più importante dopolavoro per numero di aderenti e per la dimensione della sua organizzazione. A fronte di un lavoro duro e logorante, i ferrovieri hanno la possibilità di ritrovarsi e di vivere, insieme alle loro famiglie, esperienze nuove ed originali, fatte di incontri con persone diverse, di attività sportive e culturali e di prime forme di turismo organizzato.
Al vigoroso ed immediato sviluppo del DLF contribuì soprattutto la capillarità della rete ferroviaria, la facilità e la rapidità di comunicazione sul territorio nazionale e, non ultimo, il grande spirito di corpo dei ferrovieri.
Una storia, quindi, che affonda le sue radici nel territorio: nel 1935, a dieci anni dalla sua nascita, il Dopolavoro Ferroviario conta già 273 sedi in tutta Italia e 135 mila soci che, con le loro quote, contribuiscono a sostenerne le molteplici attività.
In quegli anni l’attività si esercitò soprattutto nel settore dell’assistenza sociale alle famiglie. È ben nota la “Festa della Befana” per i figli dei dipendenti FS. Per quanto riguarda la gestione delle attività tipiche dello sport e della cultura nacquero corsi di formazione professionale, escursioni in Italia e all’estero, biblioteche, centri “radiofonici” e “cinematografici”.
Gruppi di soci del DLF si dedicarono anche all’allevamento di animali da cortile e alla coltivazione di orti nei terreni adiacenti gli impianti ferroviari, circa novemila ettari, assegnati ai vari DLF.
Le stazioni ferroviarie furono abbellite dai soci del DLF che ne curarono le aiuole e l’arredamento. Nel difficile periodo del dopoguerra, della ricostruzione delle ferrovie e del Paese intero, la voglia di partecipazione e di novità fece fiorire attività che confermarono il Dopolavoro dei ferrovieri come la più importante organizzazione del tempo libero, tanto da non essere assorbito dall’ENAL (Ente Nazionale Assistenza Lavoratori), cosa che avvenne invece per l’Opera Nazionale del Dopolavoro nel 1945; questo è il motivo per cui il DLF esiste ancora. Mantenne il nome e l’autonomia e ottenne, nel 1947, lo specifico riconoscimento del Ministero degli Interni riservato agli enti nazionali con finalità socio-assistenziali.
Da quel tempo il Dopolavoro Ferroviario è profondamente cambiato: a quasi 100 anni, si presenta come una struttura matura e vitale, con la grande capacità di iniziativa delle sue 170 sedi, delle 101 Associazioni territoriali e con la partecipazione di circa 70.000 soci. La struttura centrale, l’Associazione Nazionale DLF, ha il compito di promuovere e di sostenere le iniziative delle Associazioni DLF territoriali garantendo loro innanzitutto la disponibilità di sedi sociali e di impianti sportivi: luoghi senza i quali sarebbe praticamente impossibile consentire ai soci di praticare le varie attività.
Dagli anni del boom economico agli anni ‘90
Le Associazioni del Dopolavoro Ferroviario rappresentano una realtà che, per volume di attività, per servizi resi e per la dimensione organizzativa, si colloca al primo posto tra le strutture del tempo libero del mondo del lavoro nel nostro Paese.
La scelta che la Società FS e le Organizzazioni Sindacali hanno compiuto con la costituzione dell’Associazione DLF e con la riforma degli statuti, in applicazione della legge 460/97, ha consentito al Dopolavoro Ferroviario di evolversi e diventare una realtà del “non-profit” ed in questa veste intervenire in tutte quelle attività dove il “terzo settore” può avere un ruolo da protagonista.
Negli anni che trascorrono dal 1970 al 1990 il Dopolavoro Ferroviario, come struttura interna alle FS, subisce grandi trasformazioni: viene concessa una più ampia autonomia alle sezioni DLF con la riforma degli statuti del 1972, che rimarranno in vigore fino al 1995.
Sono gli anni in cui si realizza un grande potenziamento del DLF attraverso consistenti investimenti negli impianti sportivi, nelle sedi sociali, nelle struttura turistiche e ricreative.
Si estende quasi ovunque la gestione da parte del DLF delle mense ferroviarie, con importanti investimenti nei fabbricati mensa e nelle strutture. Le mense ferroviarie gestite dal DLF si caratterizzavano per la qualità del servizio e la scelta dei menu, curate direttamente dai rappresentanti dei ferrovieri. Il servizio gestito dal DLF fino al 2009, in seguito ad una pubblica gara, è stato affidato ad un operatore privato del settore.
1995: nasce DLF Associazione Nazionale
Un grande cambiamento è avvenuto nel 1995, quando il Dopolavoro Ferroviario diviene, a tutti gli effetti, Associazione Nazionale.
Il 10 maggio 1995 le Organizzazioni Sindacali e le Ferrovie dello Stato in relazione alla riforma dell’Azienda Autonoma delle FS e all’avvenuta trasformazione in SpA, provvedono a costituire l’Associazione Nazionale DLF, organizzazione che nell’atto notarile subentra al preesistente “Ufficio Centrale DLF” di Ferrovie dello Stato.
La trasformazione del DLF in Associazione si era già parzialmente realizzata nel territorio con la riforma del 1972. Un Decreto Ministeriale aveva definito, infatti, lo Statuto-tipo delle Sezioni DLF.
Attualmente il Dopolavoro Ferroviario, a seguito delle modifiche statutarie del 1998, conseguenti al D.Lgs 460/97, e di altre trasformazioni recenti, è costituito da un’Associazione Nazionale e cento Associazioni Territoriali.
I soci che costituiscono l’Associazione Nazionale sono le Associazioni territoriali, le quali, a loro volta, hanno come soci i ferrovieri in servizio e in pensione, i familiari dei ferrovieri e gli esterni alle FS (soci Frequentatori).
Trasformazioni
Nel 2000 la Società FS comunicava all’Associazione Nazionale DLF che gli immobili fino a quel momento utilizzati dal DLF (sedi sociali e spazi ricreativi, impianti sportivi e aree verdi) erano diventati oggetto di valorizzazione e non sarebbero più stati concessi al DLF a titolo gratuito, così come era stato nei precedenti 75 anni.
È stato un momento molto difficile e per qualche aspetto anche drammatico. Si è posto da subito il problema di come garantire alle Associazioni DLF territoriali la disponibilità dei beni immobili che consentisse di svolgere le loro attività.
Questo infatti rappresentava il principale requisito per l’esistenza e la vita del Dopolavoro Ferroviario: senza sedi sociali e impianti sportivi il DLF avrebbe dovuto chiudere.
Di questo problema il DLF è riuscito ad investire lo stesso Parlamento italiano, che si è pronunciato il 21 novembre 2001, il 30 luglio 2003 ed il 15 dicembre 2005 con tre distinti documenti.
Questi Ordini del Giorno approvati dal Parlamento hanno consentito di evitare che i beni immobili, realizzati con risorse degli stessi DLF, dei soci e con risorse dei ferrovieri di cui all’art. 45 della legge 668, fossero “privatizzati” attraverso la vendita a soggetti terzi.
In tale contesto, scongiurato il pericolo della alienazione dei beni, l’Associazione Nazionale, di fronte al concreto rischio di dover chiudere il Dopolavoro Ferroviario, ha preso la decisione di pagare regolari canoni locativi per gli immobili e acquistarne una parte.
A questo fine, dal 2003 e fino ad oggi, sono stati pagati per canoni locativi e per acquisti, alle Società del Gruppo FS, oltre 80 milioni di euro.
Verso nuovi orizzonti
Si pone oggi la necessità, a venticinque anni dalla trasformazione del DLF in Associazione, di realizzare una riforma degli statuti e dell’organizzazione DLF che tenga conto dei due principali fattori di cambiamento già intervenuti:
- il rafforzamento del DLF, avvenuto con la costituzione della Società Patrimonio DLF e l’acquisto di 53 strutture immobiliari. Oggi la “Patrimonio DLF” è una società con un capitale sociale interamente versato di 40 milioni di euro;
- la radicale riorganizzazione ferroviaria, che vede oggi un organico di circa 65.000 ferrovieri in luogo dei 220.000 degli anni ‘80 e dei 140.000 di quando nel 1995 è stata costituita l’Associazione.
Per questo gli Organi dell’Associazione Nazionale DLF hanno proposto ai Soci Fondatori, che hanno espresso sulla proposta un giudizio favorevole, un progetto di cambiamento e di trasformazione che ha come suo perno centrale la costituzione di una prossima “Fondazione DLF”.